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mercoledì 8 aprile 2009

TURISMO SESSUALE



TURISMO SESSUALE

Spesso i temi che coinvolgono direttamente il comportamento sessuale hanno necessità di essere descritti il più chiaramente possibile. Questo rende espliciti quei concetti spesso relegati a stereotipi e pregiudizi, ma ancor più concede una pedagogia della “relazione”, ovvero una educazione definita a volte sessuale, altre invece affettivo-relazionale e che evita l’instaurarsi di tabù e false credenze.
Partendo dal concetto di turismo sessuale verrà messo l’accento sul continuum “scelta libera-violenza sfruttamento” come rappresentazione di un fenomeno in aumento a macchia d’olio, che dipende da una moltitudine di fattori sociali, culturali e politici.
Indifferentemente, il fenomeno del turismo sessuale abbraccia entrambi i generi maschile e femminile, pur riconoscendone particolari differenze alla base.

Uomini e donne: il turismo sessuale nel mondo
Per turismo sessuale s’intende un fenomeno in continuo aumento dove individui, solitamente di sesso maschile, attratti da certe destinazioni turistiche alquanto “paradisiache” sfruttano quelle risorse del “piacere” di tipo ambientale integrandole perfettamente con altre legate al piacere erotico e sessuale.
Si possono distinguere almeno due forme di turismo sessuale:
a) il turismo sessuale “promosso” da quei paesi dove la prostituzione è legalmente riconosciuta e considerata un’attività di tipo professionale
b) il turismo sessuale praticato in quei paesi, spesso considerati in via di sviluppo dove la prostituzione, ovvero certi comportamenti di tipo sessuale, non è regolata da una legge specifica, ma da un sistema illecito e a volte anche para-legale, che sfrutta i più deboli incatenandoli e rendendoli schiavi.
Nel primo caso si ha a che fare con un sistema “adulto” dove l’aspetto sessuale può rispecchiare una cultura e dove questa, tramite le sue regole, valorizza l’importanza del rispetto reciproco tra i partner coinvolti nell’attività ludico-sessuale. Ne sono un esempio alcuni paesi come l’Olanda, la Germania, la Svizzera, il Belgio e la Spagna dove l’attività legata alla prostituzione non è solo tollerata, ma anche regolamentata legalmente in quei locali (club), ma anche in certi luoghi all’aperto (zone circoscritte del paese) punendo chi trasgredisce in tema di adescamento e sfruttamento.
Cosa più grave riguarda invece il secondo punto dove lo sfruttamento è strettamente collegato con la “violenza”, ovvero il non rispetto dell’altro. Altro, che per motivi personali e sociali può essere facilmente manipolabile e quindi vittima di un sistema sociale, culturale e politico corrotto.
I luoghi in cui viene consentito questo secondo aspetto più deplorevole del turismo sessuale sono rintracciabili in quei paesi che, ancora oggi, vivono particolari situazioni socio-culturali e politiche invalidanti: Asia, Sud America, Est Europeo, ma anche Africa.
Quindi il turismo sessuale non può essere rappresentato solamente dal turista straniero che si concede il “lusso” di una esperienza sessuale di tipo mercenario con una donna consenziente e libera di scegliere come utilizzare il proprio corpo, bensì un sistema illegale che mira allo sfruttamento delle donne e quindi della prostituzione e ancora una forma al quanto “sofisticata” dove lo sfruttamento è legato ad una “merce rara” difficile, se non impossibile, da reperire nei propri paesi di origine come i bambini/minori e l’utilizzo della violenza sulle donne, gli uomini, i transessuali, i bambini e gli adolescenti.

Proprio in merito all’abuso e lo sfruttamento dei minori l’ultimo rapporto dell’UNICEF (2006) sulla condizione dell’infanzia nel mondo rivela dati sconcertanti in merito al turismo sessuale internazionale. Infatti, oltre due milioni di bambini vengono costretti a prostituirsi e di questi 500,000 vivono in Brasile e il resto in Asia (orientale e meridionale).
Sin dalle prime battute ho sottolineato quanto l’aspetto così complesso del turismo sessuale sia sempre stato espressione di un comportamento “deviante” in un individuo di sesso maschile. Vorrei però ricordare anche un certo turismo sessuale tutto al femminile che, come nel caso del mercenario “autorizzato”, vede, ultimamente, lo spostamento di un certo tipo di donna in alcuni paesi soprattutto dell’America latina. Infatti, è sempre di più in aumento il turismo di donne di mezza età, di livello socio-culturale medio-alto, che recandosi in luoghi come la Giamaica, ovvero Cuba e alcune zone della Repubblica Domenicana si concedono la trasgressione di passare intere settimane con ragazzi del luogo giovani, aitanti e particolarmente intenzionati a dedicare singolari “attenzioni” in cambio di generosi donazioni. Le donazioni però, in linea con il pensiero e alla mentalità femminili, non riguardano il denaro, più facilmente rintracciabile nel genere maschile, anzi sembra che lo scambio sia indirizzato a beni di prima necessità come il cibo, oppure un certo tenore di vita: abiti firmati, gioielli, etc.

Sia per quanto riguarda le vittime del turismo sessuale maschile che femminile appare evidente un denominatore comune: la povertà. Infatti, in questi paesi le storie che possono essere raccontate da coloro che si prestano alla mercificazione dei corpi hanno tendenzialmente le stesse fondamenta. Sono donne, per la maggior parte, ma anche giovani uomini che imparano a vendere il proprio corpo come unica fonte di guadagno e quindi di sopravvivenza. Spesso sono le stesse famiglie che vendono le figlie al proprietario di un “bordello” guadagnando quei soldi necessari a sfamare altri figli.
La povertà e l’ignoranza distruggono la dignità di queste persone che sin da piccoli si ritrovano ai margini della società costretti a svolgere un “mestiere” che non hanno scelto vedendosi legati a doppio nodo a quella “non” vita ricca solamente di frustrazioni e violenze. Spesso infatti, le giovani vittime del turismo sessuale sono abbandonate a loro stessi. Sono solo dei corpi “oggetto” che, eventualmente usurati, devono essere buttati via. Ecco allora che lo sfruttamento e la schiavitù conducono non solo ad una costante povertà, ma anche ad una scarsa igiene mentale e fisica con una serie di conseguenze ed invalidità legate essenzialmente a certe malattie.



Per quanto riguarda l’aspetto più sconcertante del turismo sessuale, quello dello sfruttamento minorile, è possibile rintracciare un quadro devastante in tutti quei paesi dove non solo è concesso, ma diventa un “mercato” con un giro di affari spaventoso che non aiuta l’economia di quei luoghi, bensì arricchisce solamente le fila delinquenziali e malavitose.
L’Asia, con oltre un milione di bambini vittime della prostituzione forzata, detiene il triste record di minori sfruttati. Secondo le organizzazioni umanitarie 300.000 bambini si prostituiscono solo in Thailandia. Ad altri 500.000 minorenni in India e a 200.000 circa nelle Filippine tocca la stessa sorte. In molte regioni dell’Asia l’AIDS rappresenta un problema particolarmente grave. Infatti, più della metà delle prostitute minorenni sono sieropositive.
Sri Lanka e Thailandia detengono invece il primato del turismo pedofilo. La stima rimanda a 300.000 bambini che annualmente sono vittime di pedofili provenienti in maggioranza dall’Europa e dagli Stati Uniti. Ma anche in Brasile si osservano caratteristiche simili come pure in Messico e in Africa meridionale.

Aspetti psicologici del turista sessuale
In apparenza il turista sessuale è un individuo che nasconde facilmente le proprie tendenze spesso devianti. Sono uomini e donne che spinti da certi “impulsi” apparentemente incontrollabili accettano di trasgredire mettendo in atto comportamenti a volte in linea con le regole e le norme socio-culturali e altre volte invece trasgredendo le stesse e violando il rispetto e la libertà di chi ne è vittima.
Come è già stato sottolineato, il turismo sessuale deve essere distinto attraverso un continuum che vede ad un estremo la consensualità tra chi chiede e chi offre una prestazione di tipo sessuale e all’estremo opposto l’adescamento, lo sfruttamento, la violenza e la schiavitù di alcuni “potenti” nei confronti di individui più fragili o addirittura minori.
Nel primo caso gli individui che approfittano di una possibilità socialmente condivisa possono avere delle caratteristiche di personalità che spaziano dalla semplice inesperienza sessuale, alla dipendenza dalla stessa sessualità.
Fare un viaggio significa concedersi la possibilità di vivere uno spazio diverso del quotidiano, ricco di stimoli nuovi e caratterizzato soprattutto da esperienze entusiasmanti, rilassanti e comunque piacevoli. Colui che decide di intraprendere un viaggio all’insegna dell’esperienza sessuale può concedersi il lusso di trasgredire, ne sono la riprova le donne di mezza età che intraprendono viaggi caraibici desiderose di facili avventure, oppure di associare un bisogno quasi “educativo”, non facilmente esperibile nel paese di origine e legato essenzialmente a paure e timidezze di tipo caratteriale: sono solitamente uomini che, prenotandosi la vacanza nei luoghi dove la prostituzione è più facilmente tollerata, riescono ad apprendere dall’esperienza sentendosi apparentemente più forti e stereotipicamente più “uomini”. A tale riguardo è possibile osservare anche forme di innamoramento che sfociano in relazioni più o meno a distanza, con la possibilità di formare coppie miste, che spesse volte nascondono imprevisti come di uno “sfruttamento al contrario”. Infatti, molte di queste donne, o uomini, illudono il mal capitato turista sessuale fino a sposarlo, semplicemente per ottenere un biglietto di solo andata per un paese spesso sognato e idealizzato, sicuramente diverso da quello natale e dove è possibile ricostruirsi una nuova vita!
Nel secondo caso invece la personalità del turista sessuale è caratterizzata da comportamenti devianti e la ricerca di emozioni è in linea con particolari forme psicopatologiche.
Sono spesso uomini che nascondono strutture di un comportamento parafilico come la pedofilia. Sfruttano quindi, la povertà e l’ignoranza di certe persone che, vittime di un sistema socio-culturale e politico spesso corrotto, si ritrovano costrette a mettere in atto scelte e comportamenti ignobili: vendere il proprio figlio per scopi sessuali, oppure sfruttare, segregare e tenere in schiavitù lo stesso minore, portandolo ad una lenta e atroce agonia.
Anche nel caso del turista pedofilo si osservano individui con un’età compresa tra i 30 e i 45 anni con una certa cultura, spesso professionisti e benestanti.
Questo elemento è particolarmente importante se associato all’immaginario collettivo del pedofilo: uomo di mezza età ignorante, con caratteristiche di una sessualità di tipo maniacale.
Come evidenziato anche dal DSM IV-TR, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, è utile ricordare che le caratteristiche della persona con comportamenti di tipo pedofilo non corrispondono necessariamente al criterio definito di egodistonia, ovvero tali individui non sentono un disagio particolarmente invalidante nel mettere in atto pensieri, fantasie o comportamenti di tipo pedofilo contestualmente alle loro attività relazionali, sociali e di tipo lavorativo.

Conclusioni
Il turismo sessuale non può essere considerato una risorsa economica alla stregua del turismo in generale. È una piaga spesso devastante soprattutto se associata alle forme di violenza e sfruttamento precedentemente citate.
Solo quando il sesso è vissuto in armonia e piacere tra individui consenzienti e adulti può, nella rappresentazione anche più ludica di un viaggio, definirsi sano.
L’individuo in generale, nel rispetto di se stesso e dell’altro, può promuovere forme di divertimento anche di tipo “organizzato” e strettamente correlate al comportamento sessuale. Si deve però tenere a mente che, nella libertà di ognuno, non devono sussistere eventuali forme di dipendenza e soprattutto d’ignoranza.

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