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martedì 17 luglio 2012

Arabia Saudita: le atlete possono partecipare alle olimpiadi, ma nel rispetto della sharia




Le atlete saudite parteciperanno alle Olimpiadi di Londra 2012, ma dovranno farlo nel pieno rispetto della legge islamica. Lo ha deciso oggi il governo di Ryadh nel tentativo di mettere fine all’infinta querelle scoppiata tra l’organizzazione per i diritti umani, Human Rights Watch (HRW), e la monarchia di re Abdullah che, inizialmente, non aveva consentito alle sue atlete di partecipare ai Giochi olimpici.  
“Le atlete dovranno indossare abiti modesti, non allontanarsi mai dai loro accompagnatori e non potranno mischiarsi con gli uomini durante i Giochi”, ha detto il principe Nawaf bin Faisal al giornale Al Jazirah. Il Comitato Olimpico internazionale (in inglese IOC), di cui Faisal è il presidente, era stato sollecitato da HRW a escludere il paese arabo dalla competizione per le sue politiche discriminatorie e per aver violato i principi della Carta Olimpica. Lo Statuto stabilisce che lo scopo dei giochi è di incoraggiare e supportare la promozione delle donne nello sport a tutti i livelli e in tutte le strutture così da favorire il principio di uguaglianza tra uomo e donna.
Soltanto due settimane dall’inizio delle Olimpiadi, il giornale pan arabo di proprietà saudita Al Sharq al Awsat aveva detto che nessuna donna si era qualificata nei tre campi: atletica, pesistica e ippica. Oggi sembra che tante siano le atlete saudite che desiderano e meritano di gareggiare ai giochi olimpici di Londra 2012. L’Arabia Saudita, il Qatar e il Brunei sono gli unici tre paesi al mondo che non hanno mai inviato atlete alle Olimpiadi.
BARBARA ALVINO

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