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sabato 9 marzo 2013

Betlemme non dimentichi le sue donne

Pilastri della famiglia, le donne permettono alla società di non disgregarsi. Ma sono ancora troppo spesso vittime di discriminazioni e violenze.


Betlemme, - Quante volte nei poster e nei quadri di pittori palestinesi la madre terra, la patria sognata, la Palestina storica è raffigurata come una donna. Vestiti tradizionali, occhi grandi e neri, la bellezza dolce di un viso femminile si trasfigura nell'amore per la propria terra e la propria tradizione.

Le donne palestinesi sono forti, instancabili, sono dei pilastri. Della famiglia e della società. A fare la differenza, nei Territori e all'interno dello Stato di Israele, è stata e continua ad essere l'occupazione militare. Dal 1948 ad oggi il ruolo della donna in Palestina ha seguito un percorso in parte diverso da quello degli altri Paesi del mondo arabo. Madri e mogli sono state spesso l'ultimo avamposto della resistenza: in prima linea nella Prima Intifada, hanno permesso alle famiglie palestinesi di non disgregarsi, di non disunirsi, di continuare a sopravvivere.

Le donne - molte di loro private del sostegno dei mariti perché detenuti in un carcere israeliano - portano avanti la famiglia e la società. Lavorano, spesso in nero, si prendono cura dei figli e della loro educazione, costrette a sfidare doppie discriminazioni: da una parte l'occupazione israeliana, dall'altra gli effetti di una società ancora maschio-centrica e patriarcale.

Troppo spesso il loro ruolo non trova il giusto riconoscimento e il rispetto che si merita: in politica, dove solo il 13% dei parlamentari del Consiglio Legislativo Palestinese è donna; nel mercato del lavoro, in cui meno del 15% delle donne è impiegata legalmente; in famiglia, dove sono ancora presenti le violenze e gli abusi, a cui si aggiungono i vergognosi "delitti d'onore", che di onorevole non hanno niente.

Difficile reperire dati certi sui crimini commessi dagli uomini tra le pareti domestiche: secondo l'associazione per i diritti umani Al Haq, dal 2005 al 2010 sarebbero state almeno 18 le donne vittime di delitti d'onore. Crimini resi più facili dalla mancanza di leggi specifiche in materia: da tempo l'Autorità Palestinese discute della necessità di introdurre normative specifiche, ma per ora continua a vigere la legge giordana del 1960, che definisce lo stupro un reato contro "l'etica e la morale pubblica", e non contro la persona.

Anche fuori casa, le donne continuano a subire gravi discriminazioni, in particolare all'interno del mercato del lavoro. Nonostante l'elevato tasso di scolarizzazione (oltre il 60% dei laureati palestinesi è donna), per le donne non è facile riuscire ad ottenere un posto di lavoro legale. Vuoi per le restrizioni imposte dalla famiglia, vuoi per le discriminazioni sul posto di lavoro: "Molte donne lavorano come insegnanti, segretarie e infermiere - ci spiega Amira Zuheir Mustafa, coordinatrice delle relazioni esterne dell'associazione Democracy & Workers' Rights Center - A spingerle verso lavori tradizionalmente femminili sono due fattori, tra loro strettamente connessi: da una parte la società, ancora profondamente patriarcale, dall'altra la necessità di garantirsi del tempo per la famiglia. Lavorare nel settore educativo significa avere a disposizione più tempo per i figli. Ma questa non è la sola discriminazione: generalmente i salari delle donne sono più bassi di quelli degli uomini: una donna guadagna in media 1.500 shekel (300 euro) al mese, quando per la stessa posizione un uomo arriva a ottenere quasi il doppio".

I dati parlano chiaro: nel 2010 il tasso di occupazione femminile si attestava al 14,9% ne Territori, subendo un'impennata per le ragazze tra i 20 e i 24 anni (46%). Molto più forte la presenza nel lavoro nero, in particolare nel settore agricolo, che impiegherebbe oltre il 60% delle donne. Un dato che deriva dalle difficoltà economiche che negli ultimi dieci anni stanno strangolando le economie familiari e che rendono necessaria un'entrata economica aggiuntiva.

Ma lavorare in nero, come in ogni altro Paese del mondo, significa lavorare senza diritti. E si moltiplicano le associazioni impegnate nella difesa dei diritti delle donne, del loro fondamentale ruolo in una società conservatrice. A calpestare la dignità di madri, mogli, giovani non è solo l'occupazione. E il giorno in cui la Palestina conquisterà l'agognata libertà, si ricordi di quello che le donne hanno fatto per la sua liberazione. O la società che si verrà a creare non sarà mai davvero libera.

di Emma Mancini
 http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=54391&typeb=0&La-Palestina-non-dimentichi-le-sue-donne

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